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Esportare innovazioni svizzere
Fare soldi con il marchio svizzero – ma non a qualsiasi prezzo
Che sia per i classici mercati d’esportazione svizzeri come l’industria degli orologi e del cioccolato, o per i dispositivi medici e le conoscenze ingegneristiche specializzate: con l’etichetta «Swissness» si possono commercializzare bene in tutto il mondo beni e servizi. Da decenni ormai le imprese svizzere sono famose per la loro precisione e affidabilità. I loro beni e servizi sono associati a esclusività, tradizione e qualità.
Questa buona reputazione ispira fiducia e influenza le decisioni d’acquisto dei consumatori. Come dimostrano alcuni studi, i beni e i servizi associati alla Svizzera possono essere posizionati in un segmento di prezzo più alto. Ad esempio, le consumatrici e i consumatori sono disposti a pagare fino al 20 % in più per i prodotti agricoli naturali con un marchio svizzero e ben fino al 50 % in più per i beni di lusso, come indicano studi dell’Istituto Federale della Proprietà Intellettuale (IGE), del Politecnico di Zurigo e dell’Università di San Gallo citati dall’Istituto Federale della Proprietà Intellettuale.
Ecco perché c’è anche chi, pur non avendo vincoli con la Svizzera, se ne approfitta e sfoggia il marchio Svizzera nella speranza di un goloso ritorno economico. Per prevenire l’uso indebito del marchio svizzero, all’inizio del 2017 è entrata in vigore la normativa «Swissness». Ne costituiscono il fulcro regole più precise della legge sulla protezione dei marchi che prescrivono quali sono le condizioni per poter denominare svizzero un bene o un servizio. «Almeno il 60 % dei costi di produzione devono essere stati sostenuti in Svizzera. Vi si inquadrano, a esempio, i costi per i materiali e la produzione, ma anche per la ricerca e lo sviluppo», precisa il dott. Thierry Calame, membro del consiglio d’amministrazione di Innosuisse ed esperto in diritto dei marchi e dei brevetti. Inoltre, anche l’attività che conferisce al prodotto la sua «caratteristica essenziale» deve essere svolta in Svizzera. «Il calcolo della "quota di Swissness" è piuttosto complicato. Ma alla fine si tratta sempre di non consentire l’inganno o la frode ai danni dei consumatori».
Thierry Calame
membro del consiglio d’amministrazione di Innosuisse ed esperto in diritto dei marchi e dei brevetti
«Si può essere in tutto e per tutto creativi»
L’avvocato fornisce consulenza in materia di Swissness a diverse aziende. Riveste sempre più importanza il fatto che la ricerca e lo sviluppo di un prodotto siano avvenuti in Svizzera, afferma Calame. Se si vuole puntare sulla «Swissness» nella commercializzazione, spesso bisogna essere flessibili. Per un produttore di borse non è ad esempio sufficiente sviluppare, creare e progettare i suoi prodotti in Svizzera e neanche utilizzare pelle svizzera. Se le borse sono poi prodotte all’estero, i criteri di Swissness non sono più soddisfatti e l’impresa non può etichettare i propri prodotti come beni «Made in Switzerland». Ma non significa che debba rinunciare al marchio «Svizzera»: «Si può ancora avvalere del marchio "swiss designed".» Ci si può quindi sbizzarrire, dice Calame. È importante, tuttavia, che le attività evidenziate debbano poi essere svolte al 100 % in Svizzera.
La legge sulla «Swissness» può essere applicata solo in Svizzera. Le imprese svizzere che lanciano prodotti sul mercato estero, devono rispettare il diritto estero e soddisfare i requisiti d’applicazione nel rispettivo Paese. La regola di base che Thierry Calame, membro del consiglio d’amministrazione di Innosuisse, consiglia a imprenditrici e imprenditori che intendono esportare è questa: «Se ci si attiene alle norme svizzere, cioè non si usano tecniche ingannevoli e fuorvianti, non si avranno problemi neanche all’estero. Perché la Svizzera ha le norme più severe.»
Sul sito dell’Istituto della Proprietà Intellettuale, un’impresa può calcolare se può dotare i suoi prodotti del marchio «Svizzera». Cliccare qui per andare al calcolatore Swissness